L'ultimo articolo del secondo capitolo, quello dedicato alla Forma di Vita, ovvero il numero 19, nel concludere questa seconda parte, racchiude tutti i temi più importanti trattati precedentemente e, per certi versi, delinea quello che deve essere la caratteristica di fondo dello stile del francescano secolare. In primo piano la pace e, a fare da contorno ad essa, l’unità, il dialogo, la letizia, la gioia, la speranza, la fede.
Così il testo integrale dell’articolo.“Quali portatori di pace e memori che essa va costruita continuamente, ricerchino le vie dell’unità e delle fraterne intese, attraverso il dialogo, fiduciosi nella presenza del germe divino che è nell’uomo e nella potenza trasformatrice dell’amore e del perdono. Messaggeri di perfetta letizia, in ogni circostanza, si sforzino, di portare agli altri la gioia e la speranza. Innestati alla Risurrezione di Cristo, la quale dà il vero significato a Sorella Morte, tendano con serenità all’incontro definitivo con il Padre”.
La pace, dunque, non poteva mancare tra le proposte di vita fatte al francescano secolare visto con quanto calore umano lo stesso San Francesco la promuovesse tra gli uomini incontrati. Una pace a trecentosessantagradi, non quella scontata di cui tutti parliamo e per la quale quasi ci scandalizziamo se non viene rispettata soprattutto quando si parla di rapporti internazionali tra i popoli, ma ancor più vicina a noi. Al nostro rapporto con Dio; al rapporto con noi stessi; al rapporto con gli altri, a partire dai nostri familiari, i nostri vicini di casa, quelli del quartiere o della comunità, i colleghi di lavoro, gli amici di passioni. Rapporti non contrassegnati da armi, e non solo quelle da fuoco come ad esempio le automobili o le moto usate senza prudenza, i media usati senza criterio, la lingua usata senza “cuore”. Una pace che va costruita con l’apporto di tutti, continuamente, quotidianamente, attraverso non solo il dialogo, d’obbligo quando si parla di costruire qualcosa, ma anche attraverso le fraterne intese. Ancora una volta la chiarezza di proposta. Non viene detto che un’idea debba prevalere sull’altra. Ma che si raggiunga una fraterna intesa. Trovare un punto comune anche nei differenti modi di pensare che possono e devono esserci ma che devono fondarsi sul rispetto reciproco, primo elemento fondamentale per l’unità auspicata. Diceva l’illuminista Voltaire “non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa sempre dirlo”. Frase bellissima, concreta per la sua proposta di vita, ma che tra le righe nasconde un condizionale che, per noi cristiani e nello specifico francescani, stona un po’.
Il francescano secolare che ha come punto di riferimento il Vangelo, ha davanti l’esempio di Gesù che non ha messo “se” o “ma” o “forse” o “però” nel suo modo di fare, non ha detto che avrebbe dato, ma HA DATO la vita perché nel cuore dell’uomo potesse esserci il desiderio di vita comune e di fraternità. E questo esempio VERO è quello che il francescano deve tenere sempre a mente. Niente condizioni, niente compromessi ma la ricerca della pace Vera.
Qualcuno ha spesso da obiettare affermando che solo i santi potevano e possono riuscire in questo. All’inizio di questo cammino all’interno della Forma di Vita proposta dalla Regola, si è più volte detto quanto ciascuno di noi sia chiamato ad essere santo. Anche in questo articolo il concetto viene ribadito quando si legge che il francescano secolare debba avere fiducia nel suo “germe divino” presente in ciascuno con il dono della vita e con il dono del Battesimo. È un peccato di mancanza di fede e di fiducia presumere di poter fare, o non riuscire a fare, tutto da soli, escludendo dalla propria vita la certezza della presenza del Signore. Da qui, lo sforzo e l’impegno di portare agli altri non solo la gioia ma anche e soprattutto la speranza. Con spirito lieto, lo stesso che contraddistingueva San Francesco d’Assisi, e con la certezza che il Signore è realmente presente nella nostra vita, innestata alla Risurrezione di Gesù, il Cristo.
Motivo per cui è importante affrontare con serenità il proprio tempo, sia nei dispiaceri, nella malattia o nelle preoccupazioni, sia nelle gioie e nei successi, ma senza affannarsi troppo per le cose di “quaggiù” che invece di unire, far crescere e tendere alla santità, troppe volte, per non dire sempre, dividono, invecchiano e allontanano dall’incontro con il Signore, già nella terra che nel momento definitivo. Ogni occasione, perciò, sia per il francescano secolare, un’opportunità di rimotivarsi e di ritrovare forza ed entusiasmo per essere portatore di pace, difensore della pace, così come la pensava San Francesco, così come lui l’amava.