Non poteva non esserci all’interno delle norme di vita dell’Ordine Francescano Secolare, aperto alla secolarità e al laicato, il discorso famiglia. Sia per il desiderio di Francesco d’Assisi il quale volle che la “sua” fraternità fosse un’unica famiglia, piccola cellula inserita all’interno della grande famiglia della Chiesa, sia per l’importanza che la famiglia, ieri e soprattutto oggi, assume anche come prima cellula della società civile.
La Regola dedica alla famiglia un unico articolo, il 17, ripreso, poi, in maniera più concreta, con esempi di vita pratica, nelle Costituzioni Generali ai numeri 23 e 24. L’articolo 17, seppur breve, si suddivide in due significative parti. La prima indica che i francescani secolari “…vivano nella loro famiglia lo spirito francescano di pace, di fedeltà e rispetto della vita, sforzandosi di farne il segno di un mondo già rinnovato in Cristo”.
Anche in questo articolo, come del resto negli articoli precedenti, il termine sforzo mette in evidenza il movimento, la fatica che ciascun francescano secolare deve preventivare se desidera che nella sua famiglia ci sia pace e serenità. Lo stesso movimento che ciascuno, come persona, mette in pratica per trovare la pace e la serenità nel proprio cuore, così deve compiere perché anche la sua famiglia possa sperimentare la conversione quotidiana. Perché non può essere una famiglia che costruisce quella che non si confronta, quella che non discute, quella che non si scontra. O almeno, non sarebbe “normale”… Ma al confronto, alla discussione, allo scontro, deve sempre seguire la pace, ovvero la consapevolezza che i pilastri del proprio costruire crescano cementati dagli esempi evangelici di Gesù.
Attraverso momenti familiari di preghiera, momenti in cui si possa leggere e meditare insieme la Parola di Dio, il partecipare come famiglia alla Messa e all’incontro con il Signore. Cose che non richiedono un impegno di ventiquattro ore su ventiquattro, è chiaro, perché la vocazione, altrimenti non sarebbe quella alla famiglia, ma piccoli momenti che ci devono essere e che devono scandire i passi che la famiglia compie. Un cementare costante che diventi garante di unità, pace, fedeltà, rispetto della vita.
Se si dovesse fare una statistica chiedendo a chi ha vissuto una separazione, a chi ha vissuto un allontanamento dai figli, a chi ha vissuto un tradimento, a chi ha vissuto un aborto, ma anche a chi ha vissuto momenti di conflitto familiare con forti screzi e attriti, quanto sia stato presente il Signore nella vita della famiglia come piccola comunità e non solo come singole persone, le percentuali sarebbero minime.
Ecco perché non si può parlare oggi di “problematica famiglia”, quanto, piuttosto, di problematica di fede e di vita concreta sperimentata insieme. La famiglia, voluta da Dio, alla quale l’uomo per natura è chiamato a vivere sia spiritualmente che socialmente, non può e non deve essere un problema. La famiglia è una risorsa che la Chiesa in primis e la società civile devono custodire gelosamente, coltivare, formare, rafforzare, avvicinare… Tutto, insomma, tranne che condannare. Perché è dalla famiglia che parte la costruzione di un mondo che può essere migliore, è la famiglia che diventa segno di un mondo già rinnovato in Cristo.
“I coniugati in particolare, vivendo le grazie del matrimonio, testimonino nel mondo l’amore di Cristo per la sua Chiesa. Con un’educazione cristiana semplice ed aperta, attenti alla vocazione di ciascuno, camminino gioiosamente coi propri figli nel loro itinerario umano e spirituale”. Così recita la seconda parte dell’articolo 17 che rafforza, semmai ce ne fosse stato bisogno, quanto detto in precedenza con l’invito ai coniugi di testimoniare l’amore di Cristo e il camminare gioiosamente coi propri figli. Una testimonianza che deve essere trasmessa con il proprio modo di comportarsi, sia come singoli, sia, soprattutto, come coppia, divenendo segno anche per altre famiglie, che con il conforto di un esempio concreto possono mettersi in gioco anch’esse. Una missione vera e propria per i coniugi che già nel momento in cui decidono di sperimentare l’Amore di Dio attraverso il dono dell’altro sono chiamati a vivere la loro missione proprio nei confronti l’uno dell’altra. La missione prosegue, quindi, verso i figli, coi quali camminare, insieme, gioiosamente per poi rivolgersi verso le altre famiglie per essere una famiglia di famiglie nella Chiesa e nella Società. Famiglie che se impregnate dello stile evangelico di San Francesco d’Assisi potrebbero, poi, vivere l’accoglienza, condividere gioie e fatiche, confrontarsi, sostenersi, aprirsi a varie forme di sostegno.