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Art. 5: “Cristo nei fratelli, nella Scrittura, nella Chiesa e nelle azioni Liturgiche ”

Un uomo di un piccolo centro sulle sponde di un fiume rimase coinvolto, come tutta la sua comunità, nella tragedia di un’alluvione. La sua casa, la più colpita tra tutte, fu allagata da subito e l’uomo non volendola abbandonare decise di aspettare sperando che l’acqua smettesse di aumentare e salvare così la sua dimora di sempre. Purtroppo per lui le cose si misero da subito male e non gli rimase che rifugiarsi sul tetto perché oramai non c’era altra via di fuga. Fu lì che cominciò a rivolgersi al Signore dicendo: “Sai che ti voglio bene e ti ho sempre voluto bene. Sono un bravo cristiano e tu lo sai; vieni ad aiutarmi.” Non passarono nemmeno dieci minuti e arrivò una barca della protezione civile. “Scendi, buon uomo, scendi che ti salviamo!”. Ma l’uomo si rifiutò: “No, grazie… ho fiducia nel mio Signore, verrà Lui a salvarmi!”. E l’uomo restò solo e riprese a parlare con il Signore: “Ho fiducia in te, so che non mi deluderai e verrai a tirarmi fuori di qui!”. Passarono altri dieci minuti e arrivò una barca dei Vigili del Fuoco. “Scendi, buon uomo, scendi che ti salviamo!”. Ma l’uomo si rifiutò ancora una volta e così ancora un’altra, quando si presentò a lui una barca dell’Esercito. “Signore ti ho sempre seguito in tutto, tu mi conosci. Vieni e salvami”. Ma l’acqua salì così tanto che il povero uomo, non sapendo nuotare morì. Poiché era davvero un buon cristiano salì in Paradiso dove passeggiando qua e la incontrò proprio Gesù. E a Lui così si rivolse: “Senti Gesù, ti ho chiesto di venirmi a salvare, anche supplicandoti, ed io avevo fede in Te. Perché mi hai abbandonato?”. Gesù, fissandolo negli occhi gli disse: “Sei stato proprio lento a capire. Ti ho mandato tre barche e tu le hai rifiutate!”. E il povero uomo riprese triste a passeggiare.

La storia sopra descritta, che potrebbe trovare un’applicazione nella vita di tutti i giorni, è una via per arrivare a spiegare in semplicità l’articolo 5 della Regola Ofs. “I Francescani secolari, quindi, ricer-chino la persona vivente e operante di Cristo nei fratelli, nella Sacra Scrittura, nella Chiesa e nelle azioni Liturgiche”, così recita la prima parte dell’articolo.

Chissà quante volte ci si mette a posto la coscienza pensando di avere un buon rapporto con Gesù, parlando a Lui di fronte ad un crocifisso o nell’intimità della nostra anima. E chissà quante volte si aspetta da Lui una risposta, magari per soddisfare un bisogno o una richiesta del momento. Attimi importantissimi per la vita di un cristiano, questo è innegabile, ma il francescano secolare è chiamato a qualcosa di più.

Quel Cristo che si professa di seguire, che si professa di amare, che si desidera conoscere, che si spera possa diventare parte integrante della nostra vita, non lo si incontra nelle immagini.
È persona, e come tale va incontrata. Quel pover’uomo alluvionato chissà in quale veste lo attendeva. Eppure Gesù era lì, in quei soccorritori. Nella vita di tutti i giorni e lì nei fratelli che ci mette a fianco, nelle persone che cercano un aiuto o addirittura l’aiuto ce lo vogliono dare. Anche in quel fratello che ho davanti e non so quale atteggiamento assumere con lui. Gesù è in quelle pagine della Parola che tutti i giorni dovremo aprire, in modo tale che il Vangelo stesso diventi persona.

Gesù è nella Chiesa, nella comunità dei fedeli e nelle strutture. Tra la gente e le quattro mura è lì che Gesù si può incontrare come persona vivente. Gesù è nelle azioni liturgiche, quelle che diventano abitudine, formule da ri-petere a memoria e che, giustamente, si “devono” fare. In questi aspetti della vita personale di ciascuno Gesù attende di essere incontrato. E probabilmente lo fa a braccia aperte, aspettando di poterle chiudere in un calorosissimo abbraccio. Ed invece, il più delle volte è li con le braccia ancora distese sui legni della croce, ad ascoltare, ascoltare, ascoltare.

La Regola OFS, nell’articolo 5, ci invita ad incontrare una persona vivente ed operante, Gesù. Un Gesù, che vuole non solo essere ma anche fare e agire per noi. Ma dobbiamo aprire di più gli occhi per guardarci attorno e vederLo attorno. La fede di Francesco che dettò queste parole : “Niente altro vedo corporalmente in questo mondo dello stesso altissimo Figlio di Dio se non il suo santissimo corpo e il santissimo sangue”, sia per essi l’ispirazione e l’orientamento della loro vita eucaristica.

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