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Commento al Prologo

Credo non siano poche le persone che aprendo la Regola dell’Ordine Francescano Secolare si siano fermate solo alla lettura, alla riflessione o all’applicazione dell’introduzione. La premessa della Regola, infatti, dedicata al PROLOGO, e che ha come sottotitolo “Esortazione di San Francesco ai fratelli ed alle sorelle della penitenza”, presenta due pagine degli scritti del Santo di Assisi, tanto forti da “spaventare” anche il santo più santo.

Due pagine scritte a cuore aperto, e scritte nel nome del Signore! Mai, nel suo fare, nel suo dire, nel suo scrivere, Francesco opera in nome suo, a titolo personale, vantandosi di aver lui fatto, lui detto, lui scritto, ma ogni volta, in ogni occasione, fa’ scorgere, in umiltà, la mano del Signore. Una mano segnata dalla sofferenza, quella, per intenderci, trafitta da un chiodo, e che per questo non può incidere nella vita di Francesco senza che passi la realtà della penitenza. Forse è per questo che non si può non restare spaventati nel buttarsi dentro l’esortazione introduttiva di Francesco: egli ci parla di gioia, di beatitudine, di letizia, di felicità, ma facendole passare sempre attraverso la sofferenza, il sacrificio, la penitenza.

Ecco il primo ostacolo per i francescani secolari di oggi: la penitenza. Viviamo nel mondo del “tutto e subito”, fatto di comodità, di mode da seguire, di tradizioni, del “si è sempre fatto così”, del “lo fanno gli altri, lo faccio anch’io”, insomma di tutto ciò che ci allontana dal raggiungimento del bene attraverso la fatica, attraverso “tutto ciò che è amaro”.

Quando Francesco scrive, lo fa agli inizi del 1200, rivolgendosi alle numerose persone che intendono seguirlo ma che sa, non potranno condurre una vita austera come quella di chi sta entrando nel Primo o Secondo Ordine, dove povertà, obbedienza e castità sono più che consigli evangelici. Francesco scrive a chi desidera raggiungere il Paradiso conducendo una vita secolare, nel mondo. Perciò conosce benissimo chi ha davanti: uomini aventi come punto di riferimento “la carne, il mondo, il diavolo”, i cosiddetti nemici ingannatori, tali da rendere ciechi chiunque. Francesco, con molta decisione, nel secondo capitolo del prologo, esorta i fedeli che non fanno penitenza a non abbandonarsi ai vizi e ai peccati, a non camminare dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri della carne, a non servire il mondo seguendo istinti e preoccupazioni di questa vita. Francesco maledice chi vede e riconosce il male, chi sa e chi fa il male.

Leggendo con occhi attenti queste esortazioni, e rapportandole alla nostra famiglia francescana secolare, non si può non notare l’attualità della lettera. È sempre viva, infatti, oggi, la tentazione di fermarsi e combinare poco perché si pensa di aver già dato tutto, di avere ormai un’età passata, di avere malattie e dolori tanto che siano gli altri a doverci venire incontro; è sempre presente la tentazione di pensare prima ai nostri familiari, al nostro lavoro, ai nostri beni, ai nostri studi perché altrimenti tutto passa e tutto sfugge; è sempre in agguato la tentazione di voler rovinare tutto perché non è come noi l’avevamo pensata o desiderata.

Insomma, potrebbe essere dietro l’angolo il giorno in cui la sigla O.F.S. non significherebbe più Ordine Francescano Secolare, ma “Ognuno Fa da Sé”, oppure “Ognuno per i Fatti Suoi”!

Ma il Francescano Secolare di oggi ha una grande fortuna, una grande Grazia, che altri forse non hanno e per la quale occorre andarne fieri e orgogliosi: il Signore ha scelto anche la famiglia francescana per manifestarsi quotidianamente! Questo è certamente grazie all’intercessione di Francesco, questo è grazie a che fa della preghiera il centro della propria vita!

Ecco che allora assumono un significato particolare le parole del primo capitolo del prologo con cui Francesco esorta i fedeli che fanno penitenza ad essere sposi, fratelli e madri di nostro Signore Gesù Cristo. È proprio per questi tre motivi che Francesco consegna anche al laico secolare una Regola di vita: per il desiderio che ciascuno goda della presenza del Signore con il raggiungimento del Paradiso. E l’esortazione invita i fedeli a godere di questa presenza fin da quaggiù, con l’essere sposi, unendo la nostra anima a quella di nostro Signore invocando in ogni istante la presenza del Suo Spirito; ad essere fratelli accogliendo e realizzando la volontà del Padre che è nei cieli; ad essere madri portando nel corpo e nel cuore Gesù e generandolo attraverso le opere sante che portano un solo nome: esempio.

Nell’entrare nel cuore della Regola la difficoltà di capire e realizzare tutto ciò si avvertirà maggiormente, ma in proporzione crescerà anche la gioia di sentirsi dire: “Oh come sono beati e benedetti quelli e quelle quando fanno tali cose e perseverano in esse!”.

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