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Costituzioni Generali dell'OFS: "la forma di vita".

Proseguono le pagine celebrative (siamo alla seconda puntata) delle Costituzioni Generali dell'Ordine Francescano Secolare. Ci siamo riproposti, infatti, dalla data dell'8 sttembre e per tutto l'anno fraterno, delle riflessioni su questo importante documento. Ogni mese pubblicheremo, in home page, sul nostro sito degli articoli sulle Costituzioni Generali a cura di Paride Masci, attuale ministro della fraternità locale di Mores che ha prodotto per la fraternità regionale un lavoro di studio e approfondimento. Gli stessi articoli saranno conservati nello spazio riservato ai documenti alla voce "Costituzioni Generali".

Ecco il secondo approfondimento.

Nella spiritualità francescana, la chiamata a vivere il Vangelo in fraternità è il pilastro su cui si esprime la vocazione specifica del francescano secolare. Sia la Regola che le Costituzioni danno molto risalto alla forma di vita nella quale si realizza la fraternità in modo visibile e concreto. Il Titolo 1° del 2° capitolo stabilisce in modo esauriente lo stile del francescano e allo stesso tempo lo stile comunitario della fraternità.

Assumere gli atteggiamenti propri del francescano significa vivere la propria esperienza sulle direttrici che le Costituzioni ci indicano: cercare Gesù nei fratelli, annunciare Gesù nello spirito della conversione permanente. Queste direttrici ci permettono di realizzare quello che è il fine della propria vocazione: passare dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo (art.8). Non un programma da mettere in pratica quindi, ma un vero progetto di vita incentrato sulla persona di Cristo povero e crocifisso (art.9-10).

I mezzi per pervenire ad un’autentica vita evangelica sono indicati in tutto il Titolo 1: la formazione alla Parola, attraverso la lettura del Vangelo, la formazione al Magistero della Chiesa, l’adorazione eucaristica, la preghiera personale e comunitaria e il cuore rivolto a Maria modello di ascolto e amore. Da questi mezzi scaturisce quello stile, quella forma di vita che si esprime compiutamente quando si vive con fede il dono di Cristo e se ne rende testimonianza in famiglia, nel lavoro, nella gioia e nel dolore, nell’incontro con gli uomini, tutti fratelli nello stesso Padre (art.12).

In questo quadro non si possono dimenticare le istanze sociali per combattere la discriminazione, l’emarginazione e lo sfruttamento (art 18). La fraternità è il luogo in cui questo stile deve nascere, per essere laboratorio della conversione. Questo spirito di conversione, caratteristica della vocazione francescana, si acquisisce attraverso i mezzi stabiliti dall’art.13: l’ascolto e la celebrazione della parola di Dio, la revisione di vita, i ritiri spirituali, l’aiuto di un assistente spirituale e le celebrazioni penitenziali.

Lo spirito di penitenza deve contraddistinguere ogni francescano; attraverso questo atteggiamento di disponibilità a lasciarsi trasformare dalla Parola e dagli stessi fratelli; ognuno deve spogliarsi di sé stesso e mettersi in discussione, fare la verità su sé stessi, offrendo a Dio i propri peccati, ma anche i peccati della fraternità, perché sappia trasformarli in bene, in pace, in carità, in responsabilità creativa che porta alla libertà dei veri figli di Dio. In questo frangente la fraternità diventa il luogo della lode e del ringraziamento, è una fraternità significativa, autentica per ciò che fa, che annuncia che propone e diventa in questo modo credente e credibile. In questo laboratorio della conversione, ogni fratello è chiamato a dare la propria risposta nello spirito della condivisione e non della divisione o dell’individualismo.

Nell’Ammonizione 17 leggiamo: “Beato l’uomo che sostiene il prossimo nella sua fragilità come vorrebbe essere da lui sostenuto se fosse in una situazione simile”. (FF167). Dalla condivisione scaturisce la corresponsabilità, dove tutti sono coinvolti secondo le proprie capacità e dove i doni di ognuno sono utilizzati per il bene di tutti.

Anche s.Paolo ricorda che vengono dati doni diversi per l’utilità comune. Spetta al Consiglio saper valorizzare le capacità di ognuno per far sentire tutti responsabili della vita della fraternità. Ma la corresponsabilità nasce anche dal reciproco dialogo e dal sentirsi veramente fratelli; per questo a certi compiti non devono essere destinati solo i cosiddetti “migliori”. San Francesco dice che i fratelli ce li dona il Signore; è vero, per questo, in ogni fraternità l’attenzione deve essere orientata a tutti e non ai soliti animatori. La vocazione francescana è anche vocazione alla minorità nella quale si scoprono i nostri limiti e un nuovo modo di guardare l’altro, anche quello che non si vorrebbe come confratello; è il modo di Francesco, che ricorda sempre che ogni persona è un dono di Dio. Al centro di tutto questo progetto di vita c’è l’Eucarestia, fonte e alimento del francescano, espressione dell’amore, che consente all’uomo di aprire uno squarcio, una luce, sul senso del vivere, dell’amare, del soffrire. Partecipare all’Eucarestia significa incontrare Cristo nella propria vita, significa “muoversi” verso la propria storia di uomini, è un punto di partenza verso la logica francescana dello spossessamento, della minorità della povertà.

Nel pane eucaristico ritroviamo il Cristo dell’Incarnazione, il Cristo dei poveri; nel piccolo pezzo di Pane ritroviamo delle logiche che non ci appartengono ma che sono il sale della vita.
Francesco ha scritto: “ O ammirabile magnanimità e stupenda bontà! Sublime umiltà e sublimità umile! Che il Signore dell’universo, Dio e Figlio di Dio, si umili talmente fino a nascondersi, per la nostra salvezza,in un frustolo di pane.Guardate fratelli, l’umiltà di Dio ed effondete davanti a Lui i vostri cuori…. Non trattenete nulla di voi per voi stessi, così che possa totalmente ricevervi Colui che totalmente si dà a voi”. (Lettera a tutto l’Ordine 2,27-29)

(a cura di Paride Masci, fraternità OFS di Mores).