In più di uno dei suoi punti, la Regola dell’Ordine Francescano Secolare mette in risalto la dimensione universale della fraternità e proprio perché così grande, sembra far passare in secondo piano la vita delle fraternità locali.
Invece, semmai ci fosse stato bisogno di chiarire questo aspetto, la Regola, quasi al termine del suo percorso segnato da norme e principi, evidenzia l’importanza delle fraternità locali, le più piccole, le più vitali. Infatti, l’articolo 22 della Regola Ofs così recita: “La fraternità locale ha bisogno di essere canonicamente eretta, e così diventa la cellula prima di tutto l’Ordine e un segno visibile della Chiesa, comunità di amore. Essa dovrà essere l’ambiente privilegiato per sviluppare il senso ecclesiale e la vocazione francescana, nonché per animare la vita apostolica dei suoi membri”.
Non una cellula, così come si sente spesso dire quando si descrive a grandi linee la fraternità locale, ma la cellula prima. A significare che senza le fraternità locali anche la fraternità Universale non esisterebbe. Così come, è bene comunque ricordarlo, la fraternità locale non avrebbe senso se non inserita nella dimensione universale della Fraternità. È nel piccolo che si costruisce il grande, è il grande che dà valore al piccolo.
Passaggi chiave della vita fraterna che evidenziano non solo fondamenti normativi ma anche e soprattutto l’importanza della quotidianità, quella in cui tutto cresce, tutto diventa visibile.
Spesso si guarda con invidia ai ricchi, ai potenti, a chi gode di certi privilegi… Conducendo una vita concorde, incontrandosi, crescendo insieme, anche i francescani secolari devono suscitare invidia!
Devono, infatti, farsi “invidiare” per il privilegio della fraternità, ambiente vitale dove sviluppare il senso ecclesiale e la vocazione francescana che trovano radice comune nella vita evangelica.
Un motto degli scout dice che “lo scoutismo è per tutti, ma non tutti sono per lo scoutismo”. Prenden-do in prestito questa frase del loro fondatore Baden Powell, la si potrebbe adattare anche per commen-tare questo articolo della Regola Ofs dicendo che “la fraternità è per tutti, ma non tutti sono per la fraternità”. Per ribadire, cioè, la dimensione universale della chiamata, che non può e non è rivolta con chissà quale selezione, e l’ambiente privilegiato della fraternità locale, dove l’appartenenza è dono riconosciuto come tale. L’impressione, però, è che non solo non si sappia riconoscere questo dono speciale, cosa assai probabile visto che non tutti sono per la fraternità, ma non si sappia neppure godere di questo privilegio andando, purtroppo, alla ricerca di altro…
Un dono, quello della fraternità, direttamente offerto dal Signore che sceglie, nella quotidianità, nell’ambiente intimo della fraternità locale, i compagni ideali di viaggio per crescere nella fede, lad-dove, altrimenti, da soli non si riuscirebbe.
Qui il senso della comunità d’amore che, come ricorda proprio l’articolo 22, per essere tale ha bisogno di essere riconosciuta dalla Chiesa, che ne sancisce l’erezione canonica, e che con la Chiesa deve camminare, attraverso una vita apostolica che ha proprio nel Papa, successore di Pietro, le indicazioni del suo fare.
Anche l’animazione della fraternità locale, quindi, non deve mancare di questi fondamenti descritti da questo articolo: la Parola di Dio centro dell’ambiente privilegiato, i documenti della Chiesa per svi-luppare il senso ecclesiale, la Regola e le Fonti Francescane per dare spessore alla vocazione francescana, le esperienze di fede e di vita di tutti i componenti per far lievitare la comunità d’amore.
Fondamenti che necessitano di essere approfonditi, meditati, spiegati, discussi, confrontati, pregati… Aspetti questi, che richiedono tempo e impegno e che devono essere ben coltivati. In questo senso trova giustificazione il ritrovarsi nell’intimità, al chiuso delle quattro mura. In questo senso ci si può battere per la spesso ricorrente descrizione “fraternità da sagrestia”. Avere questi momenti intimi per crescere in “Sapienza”, non solo è giusto ma è anche doveroso…
Ma l’articolo 22, tra le righe sottolinea un altro aspetto, importante così come lo stare dentro le quattro mura, ovvero l’essere segno visibile. Forma che si acquisisce con l’erezione canonica, stile che si assume quotidianamente con l’incontro e con l’operato.
Ancora una volta, dunque, la Regola nel suo percorso normativo indica ed esprime il continuo passag-gio dall’essere al fare e dal fare all’essere, così come voleva Francesco d’Assisi che dal Vangelo partiva per imbattersi nella vita e al Vangelo tornava dopo aver sperimentato gioie e fatiche quotidiane.