Fa sorridere, ogni volta che si sente, l’espressione comune secondo cui San Francesco d’Assisi è ricordato soprattutto perché parlasse con gli animali, uccelli e lupi in testa, e si fermasse durante le sue giornate ad ammirare ogni minima parte della creazione. Espressione comune propria di chi, evidentemente, non si è dato l’impegno di conoscere in profondità cosa si nascondesse in San Francesco dietro il suo amore verso le creature animate e inanimate. È innegabile, infatti, quanto il “poverello” d’Assisi amasse il Signore anche attraverso la sua creazione, e le Fonti Francescane, raccolta di scritti di e su San Francesco, testimoniano questo. Lo stesso Cantico delle Creature, che tutti conoscono e che già da piccoli viene imparato perché inserito tra le più significative opere letterarie della nostra tradizione culturale italiana e dunque insegnato a scuola, rivela la riverenza profonda, il forte rispetto per tutti gli esseri animati e inanimati perché essi nascono dalla mano di Dio e sono suo segno e sua manifestazione.
Ecco perché, anche la Regola dell’Ordine Francescano Secolare, al numero 18, invita tutti francescani ad avere, sull’esempio di San Francesco “…rispetto per le altre creature, animate e inanimate, che «dell’Altissimo portano significazione»…”. Ciascuno, dunque, è invitato ad ammirare la grandezza del Signore fermandosi a contemplare le bellezze del creato, a partire dalla natura sino ad arrivare all’uomo.
Niente di più facile… Chi non riesce a stupirsi e meravigliarsi fermandosi di fronte all’immensità del cielo, del mare, dei boschi, delle acque, di fronte ad un bellissimo e suggestivo paesaggio naturale ma anche di fronte alla nascita di un bambino, al sorriso di una persona, alla bellezza e al fascino dell’uomo o della donna?
Un impegno non impossibile da portare avanti, da tutti e non solo da parte dei francescani secolari.
Però la Regola non si ferma solo al rispetto. Proseguendo, l’articolo 18, infatti, esorta i francescani secolari affinché “… si sforzino di passare dalla tentazione di sfruttamento al francescano concetto di fratellanza universale.”
L’impegno richiesto, in questa seconda parte, è certamente più faticoso. E non poteva essere altrimenti, in un percorso come quello della Regola in cui ogni tappa è caratterizzata dalla fatica di mettersi in movimento sia nel proprio intimo che nel suo stare con il Signore, sia nel suo rapportarsi con gli altri. Anche in questo caso, in primo piano, lo sforzo del francescano secolare, impegnato a passare dalla “tentazione” dello sfruttamento al concetto di fratellanza universale.
Quanto sfruttamento, oggi, inteso come contrasto profondo con quanto il Signore ha creato e voluto per la sua umanità. Nella natura, con gli animali, tra gli uomini. Sentir dire che quella catastrofe natu-rale sia nata anche e soprattutto a causa del cattivo intervento dell’uomo fa rabbrividire. Sentir dire di migliaia di alberi abbattuti perché ospitano troppi animali, nascondono tribù scomode, possono diven-tare luoghi produttivi a basso costo è spaventoso. Trattare senza rispetto gli animali e far vivere loro contro natura è tremendo. Sfruttare le persone non tenendo conto delle loro debolezze, facendole lavo-rare oltre le capacità fisiche, non dar loro uno stipendio adeguato, non badando che oltre il colore della pelle o della classe sociale c’è uno stesso cuore che batte e una stessa dignità umana è tipico di chi è senza cuore.
Problemi lontani, forse, che non viviamo quotidianamente nei nostri ambienti. È “tentazione” pensare che sia così. Perché come francescani secolari si ha il dovere di intervenire rompendo il silenzio che spesso avvolge problematiche di questo genere e preoccupandosi di intervenire in qualche modo. A partire dal coltivare nella propria persona l’amore per la fratellanza universale che ha come principio di fondo quello di “sfruttare”, questa volta in senso buono, le proprie ricchezze, i propri talenti.
Ovvero rispettare il proprio corpo, il proprio ambiente in cui si vive. Far rendere al meglio i doni e i talenti ricevuti, uno o dieci che siano. Far fruttare nel migliore dei modi e pensando anche a chi ha bi-sogno, quanto guadagnato con il proprio lavoro. Gestendo con attenzione e “vero” profitto il proprio tempo libero e i propri interessi.
Ciascuno di noi, ogni parte del creato, ogni essere animato e animato ha con se l’impronta di Dio, e di Lui è piena espressione e di Lui è “significazione” nel mondo.
Già rendendoci conto di questo stiamo costruendo, assolutamente, un mondo migliore.